Contenuti in evidenza

Villa Ankuri

Il complesso della Villa Ankuri è dislocato nella zona Nord della Valdinievole in provincia di Pistoia e la Villa Belvedere, porzione principale di tali beni, è compresa tra i comuni di Massa e Cozzile e Buggiano.

Descrizione

Il complesso della Villa Ankuri è dislocato nella zona Nord della Valdinievole in provincia di Pistoia e la Villa Belvedere, porzione principale di tali beni, è compresa tra i comuni di Massa e Cozzile e Buggiano, ai piedi dei rilievi collinari, su di un asse Sud-Nord confinante con la strada regionale 435 e morfologicamente compresa tra due crinali secondari delimitanti la valle del Gamberaio.
La Villa, il parco, la campagna e il paesaggio circostante sono inseriti in una fascia di territorio in continua espansione urbanistica e ciò rende questo complesso un importante elemento connettivo all’interno del tessuto edilizio.

Evoluzione storica.

1. Proprietà Landucci (1640-1797)
Nella copia del Catasto del 1716 della Comunità di Massa si hanno le prime notizie dell’intera proprietà in riferimento alla persona “Landucci Anton Giuliano di Vincenzo di Anton Giuliano” membro di una famiglia appartenente ai principali nomi dell’industria della seta a Pescia. Una vecchia carta che si trova conservata nella sede del Municipio con in calce la data del 1717 riporta anche l’ubicazione della “Villa Landucci” e il catasto la descrizione “Alla villa di Colle Mezzane Casa ad uso di padrone e Lav.e con terra lavorativa e viti e prato davanti il palazzo”; “Villa” sta a significare il fatto che l’edificio aveva già particolari dimensioni e collocazione territoriale e destinato ad uso residenziale e non produttivo (“..casa ad uso di padrone”), avente una sorta di spazio di rappresentanza sul prospetto principale (non si parla di giardino ma di “prato davanti al palazzo”) ma immerso in un contesto di sicura ruralità (vigneti e terre lavorative). In alcuni documenti si riportano alcune precisazioni riferite agli atti di provenienza di questi beni specificando su contratti di acquisto, livelli, ecc., “£.400 (..) fondo dell’annuo censo anzi canone di £.20 dovuto a tutto il mese di agosto alla Chiesa Arcipretura di Massa (..) condotti [dal] Sig. Anton Giuliano Landucci per i rogiti del Sig. Giuliano Ceci del dì primo 7bre 1644”. Appare quindi che tali terre fossero pervenute ai Landucci a seguito delle operazioni di “alienazione dei patrimoni pubblici (..) promosse nei secoli XVII-XVIII [da enti pii e comunità locali] al fine di garantirsi entrate sicure in denaro e derrate” e infatti il suo nominativo lo ritroviamo nell’Inventario dazzaioli dove è annotato per “canone di un pezzo di terra (..) [e] arretrati”. Ma il dubbio che rimane è se il complesso architettonico della villa esistesse già (sotto qualche altra forma architettonica) oppure loro stessi abbiamo provveduto alla sua realizzazione. Se quest’ultima ipotesi fosse confermata il periodo in questione dovrebbe essere proprio quello finora citato, cioè tra il 1640 (anno di acquisizione a livello delle terre) e il 1716 data della prima testimonianza catastale. La “Villa Landucci”, così come risulta annotato, compare poi nella mappa della Valdinievole di Antonio Falleri datata 1764 in cui viene rappresentata come una elementare sagoma rettangolare con evidenziato il lungo asse del viale di accesso dalla “Via Francesca” che nelle precedenti notizie catastali analizzate non veniva menzionato.

2. Proprietà Magnani (1797-1867)

Nel 1797 la proprietà viene acquistata dalla famiglia Magnani che in quel periodo era in netta ascesa nel panorama nobiliare pesciatino e che doveva rispecchiare la sua figura non solo in campo istituzionale ma anche attraverso un esteso programma di investimenti immobiliari che in effetti riguardò tutta la Valdinievole. Gli stanziamenti ed i lavori per potenziare e abbellire dignitosamente l’intera proprietà non tardarono a configurarsi così come gli acquisti attorno alla villa proseguirono negli anni a venire con un ritmo incessante risultando chiaro che la strategia di accorpare più poderi attorno ad un centro funzionale e direttivo che diverrà la fattoria si stava delineando. Tra il 1816 e il 1824 muore il capostipite Giorgio di Bernardo e “fra il 1826 e il 1828 morirono, uno dopo l’altro, Antonio e Agostino Magnani (..)” suoi figli per cui in alcuni documenti del 1827 si riferisce dell’avvenuta costruzione del fabbricato ad uso magazzino ancora oggi presente accanto alla villa; occorre fare molta attenzione a questo periodo, perchè la politica territoriale dei grandi proprietari è quella legata al passaggio da “casa da signore” a fattoria intesa come ” una organizzazione” economico-territoriale centralizzata prima sul piano amministrativo e poi su quello produttivo. Le case coloniche dei poderi perdevano il controllo sulla trasformazione e custodia dei prodotti non permettendo il patto di mezzadria un sicuro controllo da parte dei proprietari e pur mantenendo tutte le attrezzature sui poderi, compresi tini per l’uva o granai, era ormai consolidata l’operazione che “ogni avanzo dell’uva si portano nelle botti murate esistenti nella nuova fabbrica presso la Villa Belvedere”.

Ad un piano di riassetto economico-colturale così profondo non corrispose però un altrettanto sforzo finanziario teso ad opere di abbellimento della Villa.

La morte di uno dei fratelli, Agostino, che lasciò tutti i suoi beni patrimoniali alla moglie Camilla Lucchesini, sotto forma tutelare fino alla crescita del figlio Giorgio, provocò notevoli strascichi dal punto di vista finanziario e gestionale di tali beni e la documentazione su queste vicende risulta ricchissima. Basti pensare, per avere un’idea delle sole proprietà lasciate dal defunto, che si stimavano, in appendice alla Fattoria di Belvedere, ben “74 poderi”. Giorgio Magnani giunse alla maggiore età nel 1846 e fu compito dei suoi tutori avviarlo verso un’attività all’interno della gestione della fattoria; motivi “di occupazione” per il giovane comportarono nell’assetto della Villa Belvedere un vero e proprio stravolgimento in quanto si iniziano a costruire nuovi fabbricati nella parte nord, tre precisamente, che nel 1856 accoglievano le filande e davano lavoro a più di cento operaie. La forte mentalità dei Magnani dal punto di vista economico-capitalistico non trova ancora però un’espressione in uno spazio privato e il solo potere, impersonificato con la villa, rimane a testimoniare la nobiltà della famiglia; non sappiamo con precisione cosa configurò la decisione di vendere l’intera proprietà (e a seguito l’intero o quasi patrimonio) ma certamente l’ambiguo carattere, la vita sfarzosa, e la dubbia moralità dell’ultimo erede proprietario del Belvedere non favorì certamente la citazione della Villa nella pubblicistica locale e nemmeno una sua giusta valutazione.

Tutti i beni nel 1867 passano, per atto di compravendita, ad Ankuri Michele di Gabbriello senza che siano riscontrate le sue generalità ma da appunti e notizie varie sembra che tale personaggio provenisse dalla Grecia e che la sua attività fosse quella di armatore. La piena proprietà di Michele di Gabbriello dura un breve periodo di tempo poichè muore nel 1870 (aveva sposato la Sig.ra Boldrini Anna) e il patrimonio, secondo le volture catastali, si trasferisce nelle mani dei figli Paolo e Luigi; nel 1889 muore uno dei due fratelli, Paolo, e poco tempo dopo Luigi Ankuri sposa Eletta Pucci Inizia un periodo di grandi splendori per la Villa a partire dal 1890 viene demolito l’intero complesso delle Filande, realizzate due “ali” di fabbrica alla casa di fattoria (per accogliere e immagazzinare i prodotti) e il magazzino sul lato nord diventa ben presto un attrezzato ricovero dotato di mezzi di produzione ma soprattutto viene realizzata la gran parte della struttura del Parco-Giardino; tutto l’apparato del giardino viene arredato soprattutto con Lecci mentre il viale posteriore alla villa è perimetrato da maestosi Platani, il bosco, recintato per contenere animali domestici e ricettore di selvaggina, è luogo di caccia e divertimento, anche durante feste, e si contrappone, con la sua conformazione naturale, al giardino delimitato da alberature in filare, siepi di bosso e alloro, prati e fiori. Gli interventi di miglioramento riguardarono anche il patrimonio architettonico ed è riscontrabile l’edificazione di case coloniche sia sul lato ovest della proprietà, sia sul lato sud alla destra del viale principale (edificio successivamente demolito) e di una casa, a lato del parco nord, attrezzata a stalla, granaio, e forno per i contadini con sull’area di fronte l’impianto di un vigneto. Misteriosa, per mancanza di dati, è la realizzazione di una torre, sul lato est della villa, destinata ad ospitare servizi igienici e che sembra avesse una struttura su più piani, rivestita con materiale lapideo di tipo spugnoso; l’interno era completamente rivestito in perlinato di legno e nel sottotetto ospitava il deposito dell’acqua la quale veniva riscaldata, con fuoco di legna, per usi igienici dato che la villa di questi ultimi era sprovvista. Oggi di essa è riscontrabile solo il perimetro di base essendo infatti stata demolita nel periodo del secondo conflitto mondiale.

Luigi Ankuri muore nel 1919 e la moglie, Eletta Pucci, a più riprese inizia opere di ristrutturazione di molte parti del complesso; agli inizi del 1920 si era dato il via ai lavori di rettifica della Strada Provinciale Lucchese che comportò un’operazione di esproprio di una lunga fascia di terreno lungo tutto il lato sud e in questa fase si realizzò, a compimento di detti lavori, una recinzione completa di ringhiera in ghisa su tutto il fronte strada (così come sul perimetro sud del bosco), l’edificazione di una casa per il custode all’inizio del viale per il controllo dell’accesso principale e soprattutto fu piantata tutta un’area verde (con Lecci e Pini domestici in maggioranza) a sottolineare l’importanza della villa verso l’esterno. Anche lo stesso fabbricato principale subì notevoli restauri e da una linea semplice e lineare, visibile su una foto d’epoca, si passò a decori, stucchi, sopraelevazione del secondo piano e creazione di due corpi aggettanti. Eletta Pucci, rimasta vedova e senza figli, proseguendo la volontà del marito, aveva deciso che alla sua morte (avvenuta nel 1931) l’intero complesso del Belvedere doveva essere lasciato all’amministrazione provinciale per scopi benefici. Di questo programma è chiarificatore il testamento in cui, in antecedenza alla data di morte, lei stessa proclama “col presente testamento olografo io sottoscritta Eletta Pucci ved. Ankuri, dispongo delle mie sostanze per il tempo in cui avrò cessato di vivere (…) lascio la Villa di Belvedere, con quanto altro possiedo nel territorio (…) perchè (…) venga destinata a scopo di convalescenziario ed altri scopi analoghi, agli ospedali della provincia di Pistoia : voglio che sia amministrata con ogni parsimonia, ed obbligo la conservazione del nome Villa Belvedere – Ankuri Pucci, proibisco perciò l’alienazione, l’affitto, e la destinazione ad altri scopi diversi, sotto pena di annullamento del presente legato. Voglio inoltre che siano conservati i viali, ed almeno una parte del Bosco, desiderando che il parco tutto, rimanga com’è, e come è stato durante la vita di mio marito e mia”.

3. Proprietà Provincia di Pistoia (1931-1996)

Dalla morte della sig.ra Pucci Eletta alla presa di possesso del patrimonio da parte della Provincia di Pistoia quale ereditiera passò un certo periodo di tempo (circa tre anni) che si rese necessario per espletare le pratiche bu-rocratiche ed attuare il non facile compito dell’inven-tario dei beni ricevuti; questa lunga fase delle operazioni non destabilizzò l’assetto produttivo della fattoria anche se pratica-mente, la donazione consegnò “la libertà” a tutti i contadini che tramite una condizione affittuaria dei fondi trovarono una inaspettata agiatezza economica.
La prima operazione effettuata dall’amministrazione provinciale fu l’istituzione di una “colonia permanente per i giovanetti bisognosi di cure sanitarie campestri” ma l’onda del secondo conflitto mondiale stravolge, dopo alcuni anni, l’assetto della proprietà che ospiterà all’interno delle sue strutture principalmente sedi di comandi militari come quello dell’esercito tedesco che sfruttò la Villa come quartiere generale; subito dopo la ritirata dei tedeschi e la presenza delle truppe alleate, conclusosi il conflitto mondiale, si cercò di far riprendere l’attività al convalescenziario stimando contemporaneamente i lavori e le opere di ristrutturazione che si rendevano necessarie per ottemperare agli usi impropri che ne erano stati fatti. A tal proposito, il 20 settembre 1946, una relazione di visita alla Colonia Ankuri, è redatta “… onde accertare quanto è necessario fare per rimettere in funzione la colonia stessa in conformità di quanto disposto dalla testatrice (…)” e viene fatto notare come lo stabile sia stato “reso in condizioni veramente disastrose dai militari che vi si sono susseguiti (tedeschi, anglo-americani e italiani). Da alcuni membri della Commissione fu avanzata la proposta di costruire nei pressi della Villa Ankuri l’ospedale psichiatrico per la Provincia mentre nel 1947, l’Amministrazione Comunale di Massa e Cozzile avanzò la proposta per l’istituzione di un ricovero per vecchi. La Colonia Belvedere muta la sua destinazione in convalescenziario nel 1947 e nel 1957 viene firmata una convenzione con il consorzio provinciale antitubercolare per la gestione dello stesso.
Si giungerà nel 1978 ad una convenzione tra la Provincia di Pistoia e la U.S.L. per la gestione diversificata dell’intero complesso e per lo svolgimento, nel convalescenziario, di attività socio-sanitarie.

4. Proprietà Azienda USL 3 di Pistoia (1996)
Con le leggi di riforma sanitaria degli anni novanta tutto il lascito Ankuri Pucci è entrato a far parte del patrimonio dell’Azienda USL 3 di Pistoia.

English:

The Villa Ankuri complex is located in the northern area of Valdinievole, in the province of Pistoia. Villa Belvedere, the main portion of this estate, lies between the municipalities of Massa e Cozzile and Buggiano, at the foot of the hills, along a south-north axis adjacent to State Road 435 and morphologically situated between two secondary ridges that delimit the Gamberaio valley.
The villa, its park, the surrounding countryside, and the landscape are part of an area undergoing continuous urban expansion, making this complex an important connective element within the built environment.
Historical Evolution
1. Landucci Ownership (1640-1797)
The first known records of the estate date back to the 1716 land registry of the Massa community, where it is linked to "Landucci Anton Giuliano di Vincenzo di Anton Giuliano," a member of a prominent silk industry family from Pescia. An old map preserved at the municipal office, dated 1717, marks the location of "Villa Landucci." The land registry describes it as follows: “At the villa of Colle Mezzane, house for the owner’s use, with farmland, vineyards, and a meadow in front of the palace.” The term “villa” suggests that the building already had significant size and a residential rather than productive function ("house for the owner's use"), featuring a representational space at its main facade (referred to as a "meadow" rather than a garden) while being immersed in a clearly rural setting (vineyards and cultivated land).

Documents reference transactions regarding this property, mentioning a purchase contract stipulating an annual lease payment of £20 to the Archpriest Church of Massa, as per a deed by Giuliano Ceci dated September 1, 1644. This suggests the Landucci family acquired the estate as part of public land sales promoted by religious and local institutions during the 17th and 18th centuries to secure stable income. However, it remains uncertain whether the architectural complex of the villa already existed at the time or was built by the Landucci family. If the latter were true, the construction period would likely fall between 1640 (the date of land acquisition) and 1716 (the first cadastral record). The "Villa Landucci" is also noted in Antonio Falleri’s 1764 map of Valdinievole, depicted as a simple rectangular shape with a long access avenue from "Via Francesca," which was not mentioned in earlier cadastral documents.
2. Magnani Ownership (1797-1867)
In 1797, the estate was acquired by the Magnani family, who were rising in prominence within Pescia’s noble circles. Their ambition extended beyond institutional roles, as they pursued an extensive real estate investment program throughout Valdinievole. Significant funds were allocated to enhance the estate, and acquisitions of surrounding properties continued at an uninterrupted pace, outlining a clear strategy to consolidate multiple farms around a central functional and administrative hub that would become the estate's main farmstead.

Between 1816 and 1824, Giorgio di Bernardo, the family patriarch, passed away, followed by his sons Antonio and Agostino in quick succession between 1826 and 1828. Documents from 1827 mention the construction of a warehouse next to the villa, still present today. This period marked a shift in large landowners’ policies, transitioning from "gentlemen's residences" to farmsteads, conceived as centralized economic-territorial organizations—first administratively, then productively. The individual farmhouses on the estate lost control over the processing and storage of agricultural products. Although the sharecropping system ensured some oversight, landowners sought more direct control. As a result, despite retaining farm equipment, including wine presses and granaries, surplus grape production was stored in built-in barrels within the newly constructed facility near Villa Belvedere.

Despite these substantial agricultural and economic reforms, no equivalent investment was made to beautify the villa itself.

The death of Agostino Magnani, who left his estate to his wife, Camilla Lucchesini, under a guardianship arrangement until their son Giorgio came of age, created significant financial and managerial challenges. Extensive documentation exists on these matters. To grasp the magnitude of the inheritance, records indicate that the Belvedere farm alone encompassed "74 farms."

When Giorgio Magnani reached adulthood in 1846, his guardians integrated him into the estate’s management. This required changes to Villa Belvedere, leading to its transformation. Three new buildings were constructed on the northern side of the estate between 1846 and 1856, housing silk mills that employed over a hundred female workers. However, despite the Magnani family's strong economic and capitalistic approach, there was still no emphasis on private luxury, with the villa standing primarily as a symbol of their nobility.

The reasons behind the family's eventual decision to sell the entire property (and much of their wealth) remain unclear. However, the ambiguous character, lavish lifestyle, and questionable morality of the last Magnani heir of Belvedere likely played a role. These factors hindered the villa’s recognition in local historical publications and diminished its perceived value.

In 1867, the entire estate was sold to Michele Ankuri di Gabbriello. No personal details about him were recorded, but various sources suggest he was of Greek origin and worked as a shipowner. His full ownership was short-lived, as he passed away in 1870. Having married Anna Boldrini, his estate was inherited by his sons, Paolo and Luigi. Paolo died in 1889, and shortly thereafter, Luigi Ankuri married Eletta Pucci.

This marked the beginning of a period of great splendor for the villa.

Starting in 1890, the entire silk mill complex was demolished, and two new wings were added to the farmstead to accommodate and store products. The northern warehouse was soon converted into a fully equipped shelter with production facilities. The most significant development was the extensive landscaping of the Park-Garden. Holm oaks were predominantly used for decoration, while majestic plane trees lined the rear avenue of the villa. The wooded area was fenced to contain domestic animals and game, serving as a hunting and recreational ground for celebrations. In contrast, the garden featured orderly rows of trees, boxwood and laurel hedges, lawns, and flowerbeds.

Architectural improvements included the construction of additional farmhouses—one to the west and another to the south (later demolished). A house on the northern side of the park was also built, equipped with a stable, granary, and a bread oven for farmers, with a vineyard planted in the adjacent area.

A mysterious structure, for which no records exist, was also built—a tower on the eastern side of the villa, seemingly intended as a multi-story sanitary facility.

Luigi Ankuri died in 1919, and his wife, Eletta Pucci, subsequently began renovations on various parts of the estate. In the early 1920s, work commenced on the realignment of the Strada Provinciale Lucchese, which required the expropriation of a long strip of land along the entire southern side of the property. As part of these works, a complete iron railing was installed along the road frontage (as well as around the southern perimeter of the wooded area), a caretaker’s house was built at the entrance to the avenue for monitoring the main access, and an extensive green area was planted—mainly with holm oaks and stone pines—to enhance the villa’s prominence. The main building itself underwent significant renovations, transforming from a simple and linear structure, as seen in period photographs, into a more elaborate design with decorative elements, stucco work, an additional floor, and two projecting wings.

Eletta Pucci, having been widowed and left without children, decided to fulfill her late husband's wishes by bequeathing the entire Belvedere estate to the provincial administration for charitable purposes upon her death in 1931. Her testament, written prior to her passing, clearly outlined this intention:
"With this handwritten will, I, Eletta Pucci, widow of Ankuri, dispose of my estate for the time when I shall no longer be alive (…) I bequeath the Villa di Belvedere, along with all my other possessions in the area (…) so that it may be used as a convalescent home and for other similar purposes by the hospitals of the Province of Pistoia. I desire that it be managed with the utmost frugality and require that the name Villa Belvedere – Ankuri Pucci be preserved. I therefore prohibit its sale, lease, or use for any purpose other than those specified, under penalty of annulment of this bequest. I also wish for the avenues and at least part of the wooded area to be preserved, as I desire that the park remain as it has been during my husband's lifetime and mine.”
3. Ownership by the Province of Pistoia (1931–1996)
A period of about three years passed between Eletta Pucci’s death and the Province of Pistoia formally taking possession of the estate as her heir. This time was needed to complete bureaucratic procedures and the challenging task of inventorying the inherited assets. Despite this lengthy process, the estate's agricultural operations remained stable, and the donation effectively granted "freedom" to the tenant farmers, who gained unexpected financial security through their leasehold agreements.

The first action taken by the provincial administration was to establish a “permanent colony for children in need of rural health care.” However, the outbreak of World War II drastically altered the estate’s role. Over the years, it primarily housed military command centers, including the German army, which used the villa as its headquarters. After the German retreat and the arrival of Allied troops, efforts were made to restore the convalescent facility, which had suffered significant damage and misuse.

On September 20, 1946, an inspection report on the Ankuri Colony was drafted:
"…to determine what is necessary to restore the colony to operation in accordance with the testator’s wishes (…)"
The report noted that the building had been left in a "truly disastrous state by successive military occupants—German, Anglo-American, and Italian."

Some members of the Commission proposed constructing a psychiatric hospital near Villa Ankuri. Meanwhile, in 1947, the Municipality of Massa e Cozzile suggested using the facility as a shelter for the elderly. That same year, the Belvedere Colony was repurposed as a convalescent home, and in 1957, a management agreement was signed with the provincial tuberculosis prevention consortium.

In 1978, a further agreement was reached between the Province of Pistoia and the local health authority (U.S.L.), allowing for a diversified use of the estate and the continuation of socio-health activities within the convalescent home.
4. Ownership by Azienda USL 3 of Pistoia (1996)
Following healthcare reform laws in the 1990s, the entire Ankuri Pucci bequest was incorporated into the property of Azienda USL 3 of Pistoia.

Bibliografia:

– Il Legato Ankuri-Pucci: progetto di riqualificazione ambientale della villa Belvedere e poderi annessi in Comune di Massa e Cozzile. Tesi di laurea di Nicola Stefanelli. A.A. 1996/1997. Università degli Studi di Firenze. Dipartimento di Urbanistica e pianificazione del territorio.

Modalità di Accesso

Raggiungibile tramite la strada regionale 435.

descrizione immagine

Contatti

Comune di Massa e Cozzile
Telefono

0572 928311

Email

info@comune.massa-e-cozzile.pt.it

PEC

comune.massaecozzile@postacert.toscana.it

Indirizzo

Via Lando Vinicio Giusfredi 7

Luogo

Via Primo Maggio, 154, 51010, Massa e Cozzile

Quanto sono chiare le informazioni su questa pagina?

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

Quali sono stati gli aspetti che hai preferito?1/2

Dove hai incontrato le maggiori difficoltà?1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli?2/2

Inserire massimo 200 caratteri